Neuromarketing e Fast Food: Come Ti Fanno Comprare Quello che Vogliono Loro

Neuromarketing e Fast Food

Cos’è il Neuromarketing e Perché è Così Potente Il neuromarketing è l’unione tra neuroscienze e marketing: studia come il cervello umano reagisce a stimoli visivi, sonori, olfattivi ed emotivi. Le grandi aziende – in particolare i fast food – lo utilizzano per influenzare le decisioni d’acquisto e guidare il comportamento del consumatore, spesso in modo del tutto inconscio. Il principio è semplice: il cervello decide prima della mente razionale. Attraverso colori, profumi, suoni e disposizioni studiate, il fast food orienta le scelte del cliente verso ciò che genera più profitto per l’azienda. Il Potere del Rosso e del Giallo Non è un caso che quasi tutte le catene di fast food , da McDonald’s a Burger King , usino rosso e giallo nei loro loghi e nei locali. Il rosso stimola l’appetito e la fretta, mentre il giallo evoca felicità e convivialità. Insieme creano un mix visivo che attiva il cervello limbico, spingendo a mangiare in modo impulsivo e a consumare velocemente. Il Marketing Sensoriale Molti fast food diffondono musiche dal ritmo veloce per favorire un ricambio rapido dei clienti. Allo stesso tempo, profumi artificiali di pane caldo o patatine fritte vengono diffusi strategicamente nell’ambiente per stimolare il desiderio di cibo, anche se non hai davvero fame. Questo è il cuore del marketing sensoriale, una branca del neuromarketing che lavora sull’esperienza complessiva del cliente. L’Arte della Scelta Pilotata Il posizionamento dei prodotti nel menù non è casuale: Le combinazioni “menu completo” (panino + patatine + bibita) sono evidenziate per sembrare più convenienti. I prodotti più redditizi si trovano in alto a destra, dove l’occhio cade naturalmente. Le immagini ad alta definizione e la descrizione “succosa” creano un effetto di priming visivo, portandoti a ordinare d’impulso. Ti guidano anche online Non solo nei ristoranti fisici: anche le app e i siti web dei fast food applicano strategie di neuromarketing. Pulsanti rossi, immagini appetitose e offerte a tempo limitato (“solo per oggi”) attivano i meccanismi di urgenza e ricompensa. Il risultato? Più ordini, più spesso Cosa Possiamo Imparare come Agenzia di Comunicazione? Per un’agenzia di comunicazione, il caso del neuromarketing applicato ai fast food è una lezione di efficacia: Conoscere la psicologia del consumatore permette di costruire messaggi più empatici. Progettare esperienze multisensoriali crea un legame più profondo con il brand. L’etica del marketing diventa cruciale: influenzare non significa manipolare, ma comprendere i bisogni reali delle persone. Conclusione Il neuromarketing nei fast food mostra come ogni dettaglio, dal colore del logo alla disposizione del menù, possa influenzare le nostre decisioni senza che ce ne accorgiamo. Per chi lavora nella comunicazione, è un promemoria potente: capire il cervello umano è la chiave per comunicare meglio. Se hai bisogno di una consulenza, il team di Pixsmart Digital Agency può aiutarti a trovare il pacchetto su misura per te. Contattaci. Facebook X LinkedIn

Payoff o Claim? Ecco la differenza e come sceglierli per il tuo Brand

claim o payoff

Nel mondo della comunicazione aziendale, due parole vengono spesso confuse: claim e payoff.Entrambi hanno a che fare con il modo in cui un brand parla di sé, ma non sono la stessa cosa. Capire la differenza è fondamentale per costruire una brand identity coerente e riconoscibile, e per evitare errori che possono indebolire la percezione del tuo marchio. In questo articolo vedremo in modo chiaro cosa significa claim, cosa significa payoff e come scegliere quello giusto per la tua strategia di marketing. Cos’è un Claim Il claim è una frase temporanea, legata a una campagna o a un prodotto specifico. Ha l’obiettivo di attirare l’attenzione, comunicare un beneficio e spingere all’azione. Ecco qualche esempio rappresentativo: “Just do it” – (Nike, in origine come claim motivazionale) “Perché tu vali” – (L’Oréal) “Impossible is nothing” – (Adidas) Come capire se il tuo è un buon claim: È breve e diretto Comunica un’emozione o un beneficio È facilmente memorizzabile Si adatta al tono di voce del brand Il claim è la voce del tuo brand in un momento preciso, pensato per lasciare il segno in una campagna o in un lancio. Cos’è un Payoff Il payoff è una frase stabile, che accompagna il logo e racchiude la promessa del brand. È parte integrante dell’identità aziendale e rimane invariato nel tempo. Ecco qualche esempio rappresentativo: “Think different” – Apple “Red Bull ti mette le ali” – Red Bull “Connecting people” – Nokia Come capire se il tuo è un buon payoff: Riassume la vision e la mission del brand È coerente con il tono di voce aziendale Rafforza la riconoscibilità nel tempo Accompagna il logo su ogni materiale di comunicazione Il payoff è la firma del brand, una promessa duratura che racconta chi sei e perché esisti. Come scegliere e creare il messaggio giusto Analizza la tua identità di marca: Prima di scrivere qualsiasi frase, definisci valori, mission e tono di voce. Scegli un payoff stabile: Deve durare nel tempo e funzionare anche fuori dal contesto pubblicitario. Crea claim di supporto:Ogni campagna può avere il suo, purché resti coerente con il payoff. Testa l’efficacia: Un buon messaggio deve emozionare, ma anche essere compreso e ricordato. Affidati a professionisti: Un copy strategico non nasce per caso: nasce da analisi, branding e creatività. Conclusione Un brand che comunica bene diventa riconoscibile e memorabile. Il claim cattura l’attenzione, il payoff la consolida nel tempo. Insieme, formano la base di una comunicazione coerente, efficace e vincente. Se vuoi costruire un messaggio distintivo per il tuo brand, il team di  Pixsmart Digital Agency può aiutarti a trovare il tono di voce perfetto e definire la tua identità di marca con strategie di branding e copywriting su misura.  Contattaci oggi stesso. Facebook X LinkedIn

Style Guide Animazione: il progetto per GO GO Around Italy premiata dal MOIGE

Style guide animazione - personaggi Cipo e Mia

Uno dei progetti più stimolanti e creativi che abbiamo recentemente realizzato è stata la style guide animazione stampata per la serie animata “GO GO Around Italy”, in onda su Rai Yoyo e disponibile anche su RaiPlay. La serie, destinata a bambini tra i 4 e i 9 anni, è stata insignita del Premio MOIGE – Un anno di zapping e di streaming 2023/2024, nella categoria “Programmi per Bambini”, durante una cerimonia tenutasi il 21 giugno 2024 presso la Camera dei Deputati. Il premio, conferito dal Movimento Italiano Genitori, riconosce i contenuti TV e streaming più meritevoli per il pubblico giovane e familiare. L’obiettivo del progetto Il nostro compito era ambizioso: realizzare una style guide stampata che fosse tecnicamente impeccabile, ma anche fedelissima ai colori originali visti su schermo, superando le sfide legate alla traduzione da RGB (monitor) a CMYK (stampa). Il progetto ci è stato affidato dal team produttivo, in particolare da Donatella Altieri (Intergea) e dal regista e autore Francesco Colombo, che si sono rivolti a noi dopo precedenti tentativi non soddisfacenti con altre agenzie. La serie animata: un viaggio tra arte, natura e cultura italiana GO GO Around Italy è una serie educativa e d’avventura che segue i cuginetti Cipo e Mia e il simpatico alieno Zet, atterrato in Italia per scoprire la formula segreta che rende il nostro Paese così ricco di bellezza artistica e paesaggistica. A bordo della Nuvola Volante, i protagonisti visitano borghi, città d’arte, parchi naturali e siti UNESCO, offrendo ai piccoli spettatori un racconto visivo e narrativo coinvolgente, volto a stimolare la curiosità, la conoscenza del territorio e il senso di appartenenza culturale. Lo stile visivo della serie mescola riprese fotografiche e video reali con animazione 2D, creando un’esperienza immersiva tra i paesaggi più suggestivi dell’Italia. Cos’è una style guide animazione e perché è fondamentale La style guide è un documento tecnico-creativo che definisce tutte le regole visive, grafiche e narrative per garantire uniformità, riconoscibilità e protezione del brand in ogni declinazione futura: merchandising, promozione, licenze, eventi. In questo caso, la style guide animazione è stata progettata per essere utilizzata da team di creativi esterni che svilupperanno materiali promozionali, prodotti e gadget ufficiali della serie. Contenuti della style guide animazione di gogo around italy Abbiamo strutturato la guida con un layout editoriale chiaro e ordinato, seguendo le seguenti sezioni: Identità del progetto Sinossi della serie Logo ufficiale con tipografia e palette colori Character Art Schede tecniche dei personaggi Turnaround (vista frontale, laterale e posteriore) Espressioni facciali e pose Proporzioni, silhouette e outline Scala comparativa tra i personaggi Codici Pantone per ogni elemento (ottenuti tramite calibrazione del monitor con colorimetro professionale e confronto diretto con mazzette Pantone fisiche) Character Art della nuvola volante Ambienti e oggetti: Background degli interni della Nuvola Volante Background fotografici reali PROPS: Oggetti ricorrenti e caratteristici Elementi grafici creativi Pattern originali Bordature decorative Card Mockup applicativi (cover cellulari, cuscini, puzzle, zaini e valigie, t-shirt ed indumenti vari, quaderni e cartolleria, gadget) Attenzione al colore: una sfida chiave nella style guide animazione Uno degli aspetti più delicati è stata la fedeltà cromatica tra monitor e stampa. Come noto, i monitor utilizzano la modalità RGB, mentre la stampa offset o digitale richiede conversione in CMYK. Molti colori brillanti visibili a schermo non esistono nella gamma CMYK, e ciò rende necessario un lavoro accurato di adattamento. Abbiamo quindi calibrato i monitor con strumenti professionali, effettuato proof di stampa, e confrontato ogni colore con codici Pantone ufficiali per assicurare una resa il più possibile vicina all’originale. Produzione e finitura La guida è stata stampata nel formato A4 orizzontale, con copertina rigida in cartone, rilegatura ad anelli e pagine plastificate con finitura lucida, per valorizzare i colori e garantire durata nel tempo. La produzione è stata curata in collaborazione con la nostra tipografia di fiducia, che ci ha supportati in diverse prove colore fino al risultato finale. Il risultato finale Dopo numerose revisioni condivise con il team artistico e il regista, abbiamo consegnato una style guide animazione che ha unito precisione tecnica, qualità estetica e funzionalità pratica. Il cliente si è dichiarato pienamente soddisfatto — e per noi, questa è la conferma più importante. Se anche tu stai lavorando a un progetto animato e hai bisogno di una style guide professionale, Pixsmart Digital Agency è al tuo fianco per creare un’identità visiva chiara, coerente e pronta per il mercato. Contattaci e raccontaci la tua idea! Facebook X LinkedIn

Tiffany Blue: la storia di un colore che ha fatto il branding

Iconica Tiffany Blue Box: esempio di branding visivo e packaging riconoscibile

Tiffany Blue non è solo un colore: è un simbolo potente di branding. Il branding, infatti, non è solo un logo o uno slogan, ma un insieme di elementi visivi ed emotivi che, combinati in modo coerente, creano un’identità unica e riconoscibile. Alcuni brand sono riusciti a trasformare dettagli apparentemente semplici in veri e propri simboli globali. Un esempio leggendario è il Tiffany Blue, il colore che ha reso la celebre maison di gioielli newyorkese un punto di riferimento mondiale. Ma cosa rende davvero unico questo colore? E soprattutto, cosa può imparare un’impresa moderna – piccola o grande – da questa storia di branding? Un piccolo negozio, un grande destino Nel 1837, a New York, Charles Lewis Tiffany apre un piccolo negozio di gioielli. La concorrenza è alta, ma la visione è chiara: distinguersi. La chiave sarà proprio un colore. Nel 1845 Tiffany pubblica il suo primo catalogo, il Blue Book, con una copertina di un blu delicato e sofisticato. Quel colore si imprime subito nella memoria collettiva dei clienti. Anno dopo anno, confezioni, scatole e campagne si tingono della stessa tonalità, fino a farla diventare un elemento identitario inscindibile dal marchio. Nel 1998 il Tiffany Blue viene ufficialmente registrato come marchio di fabbrica con un codice Pantone dedicato: Pantone 1837, in omaggio all’anno di fondazione. Una dimostrazione di come un dettaglio cromatico possa diventare patrimonio culturale e strategia di marketing a lungo termine. Il potere di un colore Perché il Tiffany Blue funziona così bene? Non si tratta di una semplice scelta estetica, ma di una vera e propria strategia di branding sensoriale. Questo colore comunica: Eleganza senza tempo, evocando raffinatezza e prestigio. Lusso accessibile ma esclusivo, rendendo desiderabile il brand senza apparire irraggiungibile. Emozione di un regalo indimenticabile, perché la famosa Blue Box non è solo packaging: è promessa di un’esperienza unica. La Blue Box conta quanto il gioiello al suo interno. È diventata un oggetto iconico, simbolo di amore e momenti speciali. Oggi, il Tiffany Blue è così riconoscibile da superare in potenza comunicativa lo stesso logo Tiffany. Il colore come identità visiva Questa storia dimostra che il branding non è fatto solo di parole, ma soprattutto di coerenza visiva. Tiffany ha trasformato un dettaglio – il colore – in un pilastro del suo brand equity. Ogni azienda, anche piccola o in crescita, può applicare la stessa logica. Il “colore Tiffany” per un business moderno può essere: Una palette cromatica originale che distingue il brand nel settore. Un packaging unico, che i clienti associano immediatamente al marchio. Un tono di voce costante e riconoscibile nelle comunicazioni. Un’esperienza d’acquisto che coinvolge i sensi e crea emozione. Quando tutti questi elementi lavorano insieme, si costruisce un’identità che non ha bisogno di spiegazioni: basta un dettaglio per farsi riconoscere. Cosa imparare da Tiffany per il tuo brand Il caso Tiffany è un esempio perfetto di branding efficace: Coerenza nel tempo (il colore non è mai cambiato). Differenziazione rispetto ai concorrenti. Trasformazione di un dettaglio in icona culturale. Per le aziende di oggi, la sfida è simile: trovare quell’elemento distintivo che sappia raccontare la propria identità e trasmettere fiducia. Nel mondo digitale, dove la concorrenza è a portata di click, la riconoscibilità è la chiave per emergere. Conclusione Il Tiffany Blue è la prova che un brand forte non si costruisce solo con prodotti di qualità, ma anche con un’identità visiva coerente, memorabile e capace di emozionare. E tu, hai già trovato il tuo “colore Tiffany”?Noi di Pixsmart Digital Agency siamo pronti ad accompagnarti nella costruzione di un brand riconoscibile, emozionale e strategico.Scrivici ora e inizia il percorso per trasformare il tuo colore in un’icona di branding, come ha fatto Tiffany.. Perché nel marketing moderno, non basta farsi vedere: bisogna farsi ricordare. Facebook X LinkedIn

Rebranding eBay: la storia del rilancio globale del brand

rebranding eBay

Il rebranding eBay è la dimostrazione concreta che dietro ogni grande brand c’è una storia fatta di intuizioni, rischi e capacità di adattamento. Tra queste storie, quella di eBay occupa un posto speciale. Da semplice sito di aste online creato in un garage in California, la piattaforma è diventata un punto di riferimento mondiale per chi cerca oggetti unici, vintage o da collezione. Ma non tutto è stato un percorso lineare: la concorrenza spietata di colossi come Amazon e la difficoltà di comunicare con le nuove generazioni hanno messo a dura prova la sua sopravvivenza. Oggi eBay conta oltre 130 milioni di utenti attivi e si conferma come marketplace globale. Ma come ci è arrivata? E cosa possiamo imparare dal suo percorso? Le origini: AuctionWeb e il primo oggetto venduto Nel settembre 1995, Pierre Omidyar lanciò un progetto quasi sperimentale: un sito chiamato AuctionWeb. L’idea era semplice ma rivoluzionaria: permettere a chiunque di vendere qualsiasi cosa online. Il primo oggetto venduto fu un puntatore laser rotto. Quando Omidyar chiese all’acquirente se fosse consapevole delle condizioni, ricevette una risposta sorprendente: “Sono un collezionista di puntatori laser rotti”. Quel momento segnò una svolta: anche ciò che sembrava inutile poteva avere valore, se trova il suo pubblico. Questa intuizione posizionò eBay non come un semplice sito di vendite, ma come un luogo dove ogni oggetto può trovare un acquirente. La crescita esplosiva e l’acquisizione di PayPal Durante gli anni ’90, eBay vide una crescita esponenziale. La piattaforma non era solo un sito di aste, ma una vera e propria community di acquirenti e venditori. La mossa strategica più importante arrivò nel 2002, con l’acquisizione di PayPal per circa 1,5 miliardi di dollari. Questo accordo trasformò eBay in un marketplace sicuro: PayPal diventò il metodo di pagamento principale, offrendo garanzie sia ai venditori che agli acquirenti. La fiducia degli utenti aumentò, le transazioni si moltiplicarono e, per molti anni, eBay rimase sinonimo di shopping online sicuro e accessibile. Le prime difficoltà: concorrenza e percezione del brand Tuttavia, dal 2008 in poi, la crescita rallentò. L’ascesa di Amazon con i suoi servizi rapidi e affidabili cambiò le regole del gioco. eBay veniva percepito come un marketplace meno innovativo, con un’interfaccia obsoleta e comunicazione poco incisiva. Le nuove generazioni lo consideravano “vecchio” e poco sicuro. In un mercato in continua evoluzione, eBay sembrava essersi fermato, mentre i competitor investivano in branding e innovazione tecnologica. Il rebranding: dal sito di aste a marketplace globale Consapevole della necessità di cambiare, il rebranding eBay non si è limitato a un restyling grafico, ma ha rappresentato un nuovo posizionamento strategico: Da piattaforma di aste a marketplace globale affidabile. Campagne pubblicitarie più emozionali, basate su fiducia, sicurezza e convenienza. Forte spinta sul mobile commerce e miglioramento della User Experience. Investimenti in brand awareness per attrarre nuove generazioni di utenti. Questo processo di rilancio ha permesso a eBay di scrollarsi di dosso l’etichetta di piattaforma “vecchia” e di tornare a competere con i giganti dell’e-commerce. eBay oggi: un marketplace da 130 milioni di utenti Nel 2025 eBay conta oltre 130 milioni di utenti attivi in tutto il mondo. Il suo core business è diventato chiaro: usato, vintage e collezionismo. Settori che oggi hanno una fortissima domanda, anche grazie al trend della sostenibilità e dell’economia circolare. Mentre Amazon punta sulla velocità e la logistica, eBay ha scelto di valorizzare la sua unicità: essere il luogo dove trovare oggetti rari, fuori produzione o da collezione. In un mondo dove il nuovo è sempre disponibile ovunque, eBay è diventato lo spazio per chi cerca il diverso e l’unico. Lezioni di branding dalla storia di eBay La storia di eBay è ricca di spunti utili per qualsiasi brand: Innovare continuamente – Nessun successo dura per sempre. Anche un leader deve evolversi per restare rilevante. Curare la percezione del brand – Essere percepiti come vecchi o poco sicuri può annullare anni di lavoro. La comunicazione va aggiornata costantemente. Ascoltare il mercato – La separazione da PayPal e il focus su usato e collezionismo sono scelte dettate dall’osservazione dei bisogni reali degli utenti. Valorizzare la propria identità – Invece di imitare Amazon, eBay ha trovato il suo spazio unico, puntando su ciò che lo rende differente. Vuoi rilanciare anche il tuo brand? La storia di eBay dimostra che non basta crescere: bisogna sapersi reinventare. Un brand che non evolve rischia di perdere terreno, mentre chi sa adattarsi può rinascere più forte di prima. Il rebranding eBay ci insegna che innovazione, ascolto del mercato e strategia comunicativa possono trasformare una crisi in un’opportunità. Da Pixsmart, la nostra agenzia di comunicazione a Roma, supportiamo le aziende in percorsi di branding, rebranding e digital marketing.Ti aiutiamo a costruire un’identità forte, riconoscibile e sempre attuale. Vuoi scoprire come applicare l’AI nel project management alla tua azienda? Contattaci oggi stesso e trasformiamo insieme la tua storia in un caso di successo! Facebook X LinkedIn

5 libri da leggere quest’estate se lavori nel digitale

5 Libri da leggere quest'estate se lavori nel digitale

Perché leggere fa bene (anche al tuo business) Estate, tempo di relax… ma anche di ispirazione.Che tu sia in spiaggia, in montagna o su un’amaca in giardino, c’è un modo perfetto per staccare e crescere allo stesso tempo: leggere i libri per chi lavora nel digitale. Se ti occupi di marketing, comunicazione, design o copywriting, questi 5 titoli sono veri e propri alleati. Ti aiuteranno a pensare meglio, progettare meglio, scrivere meglio.Insomma: a tornare a settembre con il cervello acceso e con le idee che brillano più dell’abbronzatura. Eccoli. Ogilvy on Advertising – David Ogilvy “Il consumatore non è stupido, è tua moglie.” Un classico che non invecchia mai, scritto da uno dei padri della pubblicità moderna. Ogilvy non ti racconta solo come si scrive un annuncio: ti spiega come si costruisce una comunicazione che funziona, partendo da dati, analisi, metodo e creatività concreta. Di cosa parla: Regole eterne per creare annunci pubblicitari persuasivi Come usare la ricerca per rafforzare i messaggi Analisi di campagne storiche (con tanto di successi e fallimenti) Critiche senza filtro alle “idee brillanti che non vendono” Perché leggerlo oggi? Anche se scritto negli anni ’80, i principi sono più validi che mai: Parla chiaro, vendi utile Sii creativo, ma senza perdere il senso pratico Perfetto per copywriter, advertiser, content strategist. Figure – Riccardo Falcinelli “Vedere è un’azione. Guardare è capire.” Un libro che è insieme saggio e viaggio visivo.Falcinelli ti guida nel mondo delle immagini che usiamo ogni giorno, spiegando come funzionano davvero, perché ci colpiscono, e cosa ci dicono anche senza volerlo. Di cosa parla: Il ruolo del design visivo nella comunicazione moderna Perché forme, colori e composizioni influenzano la percezione La storia delle immagini da Caravaggio a Instagram Unisce arte, fumetto, pubblicità, neuroscienze Perché leggerlo oggi? Ti aiuta a vedere meglio il visivo (e quindi a progettarlo meglio) Ti cambia l’approccio a ogni slide, post o immagine che crei È fondamentale per chi lavora con il visual: designer, content creator, art director La Mucca Viola – Seth Godin “Il marketing è morto. Lunga vita al marketing!” Seth Godin è un genio della semplicità efficace. Con questo libro ci insegna un concetto essenziale nel mondo sovraffollato di contenuti in cui viviamo: solo chi è diverso si fa notare. Se sei “un’altra mucca marrone”, il mercato ti ignora. Di cosa parla: Perché i messaggi pubblicitari tradizionali non bastano più Come costruire qualcosa di veramente straordinario Il valore dell’unicità del prodotto, nel branding e nel tono di voce Casi concreti e riflessioni rapide, ma taglienti Perché leggerlo oggi? Ti costringe a chiederti: “Il mio brand è memorabile?” Aiuta professionisti e aziende a posizionarsi in modo distintivo È una lettura breve ma potente: una vera scossa mentale Cromorama – Riccardo Falcinelli “Non esiste colore senza cultura.” Il colore non è solo bellezza: è storia, linguaggio, potere comunicativo. In Cromorama, Falcinelli scompone l’universo cromatico per mostrarti come e perché i colori ci parlano, influenzano le nostre decisioni, evocano emozioni. Di cosa parla: L’evoluzione culturale dei colori e dei significati associati  Analisi di film, pubblicità, arte, moda, packaging  Il ruolo del colore nella comunicazione moderna  Collegamenti sorprendenti tra cultura pop e psicologia del colore    Perché leggerlo oggi? Dopo averlo letto, non sceglierai più una palette a caso  Ti offre una nuova consapevolezza su ogni scelta cromatica Essenziale per designer, visual strategist, brand manager e curiosi visivi Story or Die – Lisa Cron “Una storia ben raccontata non ti fa ascoltare. Ti fa cambiare.” Se pensi che lo storytelling sia “una moda”, ti sbagli. Questo libro ti dimostra, neuroscienze alla mano, che ogni decisione umana nasce da una narrazione interna. E che saper raccontare bene è un superpotere reale nel marketing. Di cosa parla: Le basi neuropsicologiche del perché le storie ci coinvolgono Come strutturare storie che persuadono e guidano all’azione Tecniche pratiche di storytelling applicabili a brand, comunicazione e leadership Casi reali e framework utili per costruire narrazioni potenti  Perché leggerlo oggi? Lo storytelling non è un accessorio: è la strategia Fondamentale per vendere, convincere, ispirare Ti insegna a scrivere post, pitch, script e contenuti che lasciano il segno   Conclusione: Se lavori nel digitale, questi non sono solo libri. Sono strumenti.Ogni pagina è un tassello in più per diventare un professionista migliore. Che tu sia in modalità “cervello OFF” o “ispirazione ON”, uno di questi libri può fare la differenza tra un’estate che passa… e un’estate che trasforma. Scegli quello che ti manca, portalo sotto l’ombrellone e torna in ufficio più forte, più lucido, più creativo.  Facebook X LinkedIn

Fotografia nel marketing: L’importanza di raccontare il tuo brand con le immagini

Hai mai provato a raccontare il tuo brand senza usare nemmeno una parola? Nel mondo del marketing, una foto ben pensata può fare più di mille slogan. In occasione del World Photography Day, celebriamo la potenza delle immagini come strumento strategico per comunicare l’identità di un’azienda, differenziarsi dalla concorrenza e creare connessioni autentiche con il pubblico. Cos’è lo storytelling visivo? Lo storytelling visivo è l’arte di raccontare una storia — quella del tuo brand, dei tuoi prodotti o del tuo team — attraverso fotografie e contenuti visivi. È una tecnica di comunicazione immediata ed emotiva, capace di trasmettere valori, atmosfere e personalità in pochi istanti. Le immagini colpiscono la parte emotiva del cervello prima ancora che si possa leggere una riga di testo. In una società dove scrolliamo centinaia di contenuti al giorno, una fotografia efficace è ciò che può fermare lo sguardo e far nascere una connessione. Perché la fotografia è fondamentale per la brand identity La brand identity è fatta di logo, colori, tone of voice… ma anche e soprattutto di immagini. Foto e video sono il primo biglietto da visita online, e determinano come il tuo brand viene percepito. Una comunicazione visiva coerente, autentica e professionale: Rafforza la credibilità; Aumenta la riconoscibilità del brand; Stimola l’engagement e l’empatia; Favorisce la conversione (che sia un acquisto, un contatto o una condivisione).   Foto stock o servizio fotografico personalizzato? Molte aziende si affidano a foto stock, immagini già pronte che si possono acquistare online. Sono rapide da usare e spesso anche economiche. Ma… I limiti delle foto stock: Omologazione: rischi di usare immagini identiche a quelle dei tuoi competitor.   Mancanza di autenticità: mostrano volti e ambienti che non rappresentano la tua realtà.   I vantaggi di un servizio fotografico su misura: Mostra il tuo team, i tuoi spazi, i tuoi prodotti reali. Trasmette trasparenza e umanità. Racconta una storia unica, la tua.   Conclusione? Le immagini stock possono essere utili per illustrare concetti generici, ma se vuoi davvero raccontare chi sei, servono foto autentiche. I grandi fotografi che hanno trasformato il marketing in arte Se oggi parliamo di fotografia come linguaggio identitario dei brand, lo dobbiamo anche a quei maestri dell’obiettivo che hanno saputo fondere arte, documentazione e comunicazione pubblicitaria. Fotografi capaci di raccontare valori e visioni aziendali attraverso scatti memorabili, costruendo veri e propri immaginari visivi. Oliviero Toscani e Jesus Jeans: lo shock creativo che fa parlare. Provocatorio, rivoluzionario, imprevedibile: Oliviero Toscani è l’emblema di una fotografia pubblicitaria che rompe le regole per riscrivere il linguaggio dei brand. Celebre per le campagne shock di Benetton, Toscani ha iniziato la sua rivoluzione visiva già negli anni ’70, quando realizza per Jesus Jeans una delle pubblicità più iconiche e controverse del secolo. L’immagine: un lato B in primo piano avvolto da un paio di jeans. Il claim: “Chi mi ama mi segua. Non avrai altro jeans all’infuori di me.” Il gioco provocatorio tra religione e moda crea scalpore mediatico, spingendo persino Pier Paolo Pasolini a scrivere un editoriale sul “folle slogan”. Toscani dimostra che la pubblicità può diventare gesto artistico, sociale e politico, spingendo il brand fuori dai confini commerciali e dentro il dibattito culturale. Sebastião Salgado per Illycaffè: l’estetica della dignità Il celebre fotografo brasiliano Sebastião Salgado, noto per i suoi progetti di fotografia sociale e umanitaria, ha intrecciato la propria storia personale con quella del mondo del caffè. Dopo aver lavorato per la International Coffee Organization, Salgado decide di lasciare tutto per dedicarsi alla fotografia. Il suo incontro con Illycaffè porta alla luce una collaborazione di grande spessore artistico e umano. Nei suoi scatti, Salgado restituisce la bellezza e la dignità dei lavoratori del caffè nei Paesi produttori, in un progetto che unisce estetica e impegno documentaristico. Attraverso il bianco e nero profondo e poetico che lo contraddistingue, il fotografo racconta l’etica produttiva dell’azienda friulana, rendendo visibile ciò che spesso resta invisibile: il lavoro, le mani, i volti dietro ogni chicco di caffè. Steve McCurry per Lavazza: emozione e sostenibilità in dodici scatti Nel 2015 il leggendario fotoreporter americano Steve McCurry, reso celebre dalla storica foto della ragazza afghana pubblicata da National Geographic nel 1985, realizza per Lavazza il calendario “Earth Defenders”. Il progetto, commissionato dall’agenzia Armando Testa, celebra i coltivatori di caffè africani attraverso dodici ritratti potenti, ricchi di colore e carica emotiva. Lavazza sposa così un’immagine del brand profondamente legata alla sostenibilità e all’identità delle comunità agricole, veicolata tramite lo sguardo empatico e cinematografico di McCurry. Ogni foto è costruita con estrema cura, quasi teatrale, e non manca mai un richiamo al prodotto — una tazzina Lavazza compare discretamente in alcune inquadrature. Il risultato? Un equilibrio tra estetica pubblicitaria e racconto etico, dove il brand si fonde con la narrazione. Ferdinando Scianna per Dolce & Gabbana: la Sicilia diventa storytelling Ferdinando Scianna, maestro del fotogiornalismo e primo italiano ammesso all’agenzia Magnum Photos, è noto per la sua capacità di unire fotografia e letteratura. Nel 1987, due giovani stilisti emergenti — Domenico Dolce e Stefano Gabbana — lo chiamano per curare il catalogo della collezione. Scianna rompe ogni schema della fotografia di moda, ambientando gli scatti nei vicoli e nelle piazze di paesini siciliani, tra gente comune e atmosfere popolari. Nasce così una nuova estetica, fatta di quotidianità, identità culturale e storytelling visivo. Le immagini raccontano una Sicilia vera, sensuale e imperfetta, e allo stesso tempo elevano il brand trasformando il catalogo in narrazione visiva. Un capolavoro di comunicazione che ha ridefinito il concetto di shooting per il lusso. Come si crea uno storytelling fotografico efficace 1. Definisci obiettivi e messaggi chiave Prima di scattare, chiediti: cosa voglio comunicare? A chi? Che sia per aumentare la fiducia, vendere un prodotto o mostrare il dietro le quinte, ogni foto deve avere una funzione precisa. 2. Pianifica lo shooting Scegli location, abbigliamento, momenti da fotografare. Coinvolgi il tuo team e affidati a un fotografo professionista con cui condividere obiettivi e mood. 3. Mantieni la coerenza visiva Usa una palette di colori riconoscibile, uno stile uniforme (minimal, emozionale,

Marketing vs Comunicazione: la guida definitiva per non confonderli (e usarli al meglio)

marketing e comunicazione

Quante volte hai sentito dire “facciamo un po’ di marketing sui social” quando, in realtà, si stava parlando di pubblicare un post?  Spoiler: marketing e comunicazione non sono la stessa cosa !  Ma senza una delle due, il tuo business cammina zoppo. In questo articolo ti portiamo dentro il dietro le quinte delle strategie vincenti, per capire cosa fanno davvero marketing e comunicazione, perché non sono sinonimi e come lavorano insieme per trasformare un brand in una vera calamita per clienti Cos’è davvero il Marketing ? Il marketing è la scienza del capire le persone e dare loro esattamente ciò di cui hanno bisogno… prima ancora che lo chiedano. Non è solo pubblicità, non è solo vendita: è strategia pura, il GPS che guida ogni decisione aziendale. I grandi Brand aggiornano costantemente il loro logo! Le mosse vincenti del marketing Analisi di mercato: capire il tuo pubblico, le loro esigenze e cosa offre la concorrenza. Definizione dell’offerta: creare prodotti o servizi che risolvono problemi reali, non solo “belli da vedere”. Prezzo strategico: trovare il punto perfetto tra valore percepito e competitività. Distribuzione: essere presenti nei canali giusti, al momento giusto. Promozione: sì, qui entra in gioco anche la comunicazione, ma solo come parte di un piano più grande.   In breve: il marketing è il cervello che studia, pianifica e decide come posizionare il tuo brand sul mercato. La Comunicazione: la voce del tuo brand Se il marketing è la mente, la comunicazione è la voce che racconta chi sei.  È il modo in cui il tuo brand parla, conquista fiducia, trasmette emozioni e si fa ricordare. Le armi della comunicazione Brand awareness: far sapere che esisti (e lasciare il segno). Promozione: trasformare la strategia in campagne, contenuti, annunci. Relazione: creare un dialogo reale con il pubblico, non un monologo di vendita. Reputazione: costruire un’immagine positiva e gestire ciò che le persone pensano di te (anche online).   In breve: la comunicazione è il cuore che batte e fa arrivare il tuo messaggio.   Marketing vs Comunicazione: le differenze spiegate facile Aspetto Marketing Comunicazione Obiettivo Capire il mercato e vendere con strategia Trasmettere messaggi che emozionano e convincono Ambito Analisi, prodotto, prezzo, distribuzione Pubblicità, PR, social media, contenuti Ruolo Pianificazione e visione a lungo termine Esecuzione e storytelling del brand Trucco da pro: la comunicazione senza strategia è rumore di fondo, il marketing senza comunicazione è un piano che resta chiuso in un cassetto.   Come si potenziano a vicenda Marketing e comunicazione sono come una coppia perfetta: uno senza l’altro non funziona. Il marketing costruisce le basi (target, posizionamento, strategia). La comunicazione prende quelle basi e le porta al pubblico nel modo più efficace, emozionante e memorabile possibile. Risultato? Non solo vendi, ma crei connessioni autentiche, clienti che ritornano e un brand che vale di più nel tempo.Un logo efficace deve avere carattere e unicità. Anche un piccolo segno distintivo, una scelta cromatica coraggiosa o un font originale possono fare la differenza. Il rebranding serve proprio a questo: a rendere il tuo logo riconoscibile e coerente con la tua identità. Conclusione La differenza tra marketing e comunicazione è semplice: il marketing pensa, pianifica e traccia la rotta, la comunicazione parla, coinvolge e porta il messaggio a destinazione. Smetti di pensare a marketing e comunicazione come sinonimi e inizia a vederli come due forze alleate, due superpoteri complementari. Capire entrambi (e farli lavorare insieme) è la vera chiave per un business che cresce e conquista, senza improvvisazioni. Se vuoi far crescere il tuo brand, non basta farsi sentire: serve farsi capire, ricordare e scegliere. E questo accade solo quando strategia e messaggio vanno a braccetto. Contattaci per una consulenza gratuita, ti aiutiamo a far crescere il tuo brand! Facebook X LinkedIn

Jannik Sinner e la comunicazione sportiva: esempio di personal branding da rivedere?

comunicazione Jannik Sinner

Nel mondo della comunicazione sportiva, Jannik Sinner è un caso interessante. L’atleta altoatesino è oggi uno dei volti più noti del tennis mondiale: giovane, vincente, educato, con un’immagine che piace a pubblico e sponsor. Eppure, analizzando la sua presenza digitale, emerge una domanda chiave: Ma Sinner ha davvero una comunicazione vincente?Oppure ci sono margini di miglioramento, soprattutto in ottica di personal branding sportivo? I punti di forza del brand “Jannik Sinner” Prima di parlare di errori, è giusto riconoscere ciò che funziona nella strategia di immagine di Jannik Sinner: Immagine pulita e coerente: educato, determinato, umile. Non si espone a polemiche né a contenuti superficiali. Universalità: piace a tutte le fasce d’età, viene percepito come affidabile e positivo. Solidità per i brand: è il testimonial ideale per marchi premium come Nike, Gucci, Lavazza. Appeal internazionale: il suo stile sobrio e professionale lo rende efficace anche nelle campagne globali.   Tuttavia, tutto questo rischia di rimanere branding unidirezionale, se non accompagnato da una narrazione più personale e coinvolgente. I 3 errori di comunicazione di Jannik Sinner Ecco dove, secondo noi di Pixsmart, Jannik Sinner potrebbe migliorare la sua comunicazione digitale: 1. Presenza social troppo tiepida Il suo profilo Instagram è curato, ordinato, ma freddo e poco umano. Sembra gestito da un PR, più che da un atleta che vive in prima persona il suo percorso. 2. Assenza di storytelling personale Manca totalmente il racconto dietro le quinte: allenamenti, errori, emozioni, piccoli momenti quotidiani. Elementi che oggi fanno la differenza nel digital branding degli atleti. 3. Poca interazione con la community Nessun Q&A, nessuna CTA, zero commenti diretti ai fan. Questo limita l’engagement e impedisce di costruire una community autentica attorno al suo profilo. Perché questi errori sono un problema nel personal branding sportivo? Nel 2025, essere visibili non basta. È fondamentale costruire relazione, empatia, vicinanza con il pubblico. Soprattutto per le nuove generazioni, abituate a contenuti più spontanei, ironici e imperfetti (come quelli di Alcaraz o Berrettini). Ecco cosa rischia Sinner: Rischio “distacco”: il pubblico può percepirlo freddo o troppo “istituzionale”.   Opportunità perse: con la sua crescita sportiva e mediatica, potrebbe capitalizzare di più raccontando sé stesso.   Mancanza di community digitale: senza coinvolgimento diretto, il pubblico guarda ma non partecipa. Come migliorare la comunicazione sportiva (senza snaturarsi) Sinner non deve cambiare personalità, ma aggiungere autenticità al suo racconto digitale. Ecco alcune strategie social per sportivi che potrebbero fare la differenza: Contenuti “behind the scenes”: viaggi, training, momenti di backstage.   Stories dirette, meno filtrate e più spontanee.   Caption con tono colloquiale e interazioni con i fan.   Micro-narrazione personale: raccontare episodi, difficoltà, vittorie interiori.   Ecco cosa rischia Sinner: Rischio “distacco”: il pubblico può percepirlo freddo o troppo “istituzionale”. Opportunità perse: con la sua crescita sportiva e mediatica, potrebbe capitalizzare di più raccontando sé stesso. Mancanza di community digitale: senza coinvolgimento diretto, il pubblico guarda ma non partecipa. Conclusioni Comunicare da campione, anche fuori dal campo Jannik Sinner ha tutte le carte in regola per essere un esempio di comunicazione sportiva vincente. Ma per esserlo davvero, deve integrare il suo talento con un racconto più umano e diretto, capace di creare connessioni reali con il suo pubblico. Una comunicazione sportiva efficace non si limita a mostrare il successo: lo racconta. E, quando lo fa bene, trasforma un atleta in un brand memorabile. Se anche tu vuoi costruire (o ricostruire) la tua immagine partendo da zero, contattaci: ci occupiamo di branding a 360°, dallo studio del logo alla strategia visiva, per aiutarti a comunicare con coerenza e personalità. Facebook X LinkedIn